Vuoto
Uno stato generativo
Il vuoto è comunemente riferito a una perdita, una mancanza, un’assenza, talvolta all’impotenza quando paura e incertezza prevalgono sull’azione. Più in generale, si potrebbe definire il vuoto come la conseguenza di un evento inaspettato che travolge la coerenza del quotidiano: ciò che poco prima appariva logico e ordinato, ora si incrina quasi fino a svanire. Tuttavia, è proprio questa frattura a mostrare l’alternativa. Contrariamente al nulla, il vuoto è il segno degli infiniti significati che la vita può assumere. Esso infatti – pur con l’accortezza di educarsi a utilizzarlo – è uno stato generativo sempre presente, un piano dell’esperienza indeterminato, e per questo inesauribile, al quale si accede con l’esercizio della domanda. D’altra parte, che cos’è quest’ultima se non la creazione intenzionale di un vuoto? Possiamo allora ispirarci alla nozione proposta dalla fisica contemporanea: il vuoto è una condizione virtuale in cui emerge e si annichilisce senza sosta la materia. Lo stesso universo è considerato un particolare stato di vuoto. Allo stesso modo, lo è la nostra esistenza: un vuoto generativo, che a tratti si manifesta come tale, ma che il più delle volte, solido e persistente, ci inganna pronto a scombinare qualunque progetto.