Evoluzione
Memoria e sapere dell’esperienza
Evolvere, qui, non ha il significato di progresso, miglioramento, tensione verso un fine destinale o una promessa di salvezza. Sul modello della biologia, invece, questo verbo indica un puro movimento, in cui la prevedibilità degli eventi è limitata da una risoluzione e un orizzonte dipendenti dal contesto. Due sono le polarità entro le quali il movimento si svolge: il vuoto, in quanto presenza ineliminabile, che rende impossibile un percorso predefinito; e la ricerca di equilibrio, una costruzione di rapporti tra le cose sempre pronta a infrangersi per ricostituirsi subito dopo in una nuova forma. L’evoluzione, allora, è un processo aperto e indeterminato, ma che ha la caratteristica di portare con sé tutta la storia che lo ha preceduto. Letta in avanti, l’evoluzione è una radice che si ramifica e dà luogo a continue inflorescenze; è la qualità della risposta che sappiamo offrire di volta in volta al procedere dell’esistenza. Letta a ritroso, è, invece, una memoria e un sapere inconscio che affonda, in primo luogo, nella vita personale, ma che si estende alle relazioni, agli ambienti vissuti, alle esperienze culturali, alla provenienza da un’origine, in linea di principio, risalente fino ai primi antenati dell’umanità, e anche oltre. In questo senso evolvere è ricordare, incarnare pienamente la propria storia – vale adire, la propria natura – al di là del bene e del male. Ma è anche conoscere, in maniera complessa e consapevole, purificata da tutte le astrazioni, così da consentire una via di progressiva liberazione dal dominio delle preoccupazioni.